Lo spazio è monocromo e vuoto, chiuso sui tre lati sui quali linee di luce lasciano segni passeggeri e vibranti di colore. Al centro del palco un tratto rosso, il corpo di Teshigawara Saburo. Così si apre la scena di Miroku (2007) del coreografo giapponese. Questo lavoro si lega idealmente ad uno stato di transizione […]
Continua a leggere...Voglio iniziare la nostra conversazione partendo dall’idea di tradizione: nel suo lavoro confluiscono due tradizioni importanti della storia culturale italiana, non soltanto due tradizioni teatrali ma anche due tradizioni sociali del teatro, se così si può dire. Da un lato la tradizione del teatro napoletano, una cultura che non è soltanto una pratica scenica ma […]
Continua a leggere...La scena di Alvis Hermanis stavolta non odora. Di fronte alle stanze decrepite del suo Long life, alla comune hippie dello splendido The sound of silence, davanti alla camera misera di Sonja si era assaliti immediatamente da un odore, la cui dominante piombava lo spettatore nell’atmosfera dello spettacolo. Era nostalgico l’odore di The sound of silence, […]
Continua a leggere...Una volontà politica del teatro esiste ancora? E dove possiamo rintracciarla, oggi? Sono domande che ritornano di quando in quando alla mente dello spettatore. E tanto più davanti al lavoro di Massimo Castri che da uomo di libri prima che di scena, in anni lontani, aveva tentato di ripensare la prospettiva del teatro politico, affiancando […]
Continua a leggere...Sono lì, in mutande e canottiere bianche. In quattro. Saltano, fanno esercizi di riscaldamento. Come prima di entrare in campo, per una gara. Quando infatti in sala si abbassano le luci, si danno con foga agonistica a una masturbazione collettiva. Prolungata fino allo sfinimento, fino alla reiterazione di orgasmi eccessivi. Hasta la victoria siempre. Fra […]
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