• Japon, je t’aime: al Mois du Graphisme i grandi maestri della grafica giapponese e i protagonisti della contemporaneità

    La comunicazione visiva è forse tra tutti i sistemi espressivi quello che più intercetta i codici formali di un’epoca e li sintetizza creando nuovi stili. La cultura visiva giapponese, ben prima dell’avvento dell’età contemporanea, si è caratterizzata per una grande attenzione al dettaglio e una meticolosa osservazione della natura, oltre che per un uso sapiente ed elevatissimo della pittura, della calligrafia, della lacca e della stampa. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che in Giappone la contaminazione culturale si integra perfettamente con l’identità specifica del luogo, grazie a un’attitudine ispirata a curiosità e flessibilità mentale, ecco spiegato perché la grafica giapponese è fonte di ispirazione e di interesse per tutti.

    È forse per questo motivo che la nuova edizione del Mois du Graphisme (fino al 29 gennaio 2017), rassegna che si è caratterizzata negli anni per uno sguardo internazionale che ha portato il fedele pubblico a scoprire, approfondire, apprezzare progetti provenienti letteralmente da ogni parte del mondo, e abbondantemente prima della globalizzazione: Cina, Messico, Russia, Iran, solo per citare alcuni Paesi, è interamente focalizzata quest’anno sul Paese del Sol Levante, proponendo un panorama completo e analitico articolato in cinque mostre, ampiamente documentato dal catalogo riassuntivo di oltre 500 pagine (Made in Japan, Éditions du Limonaire, 2016).

    U.G. Sato davanti ai suoi manifesti durante l’inaugurazione della mostra

    U.G. Sato davanti ai suoi manifesti durante l’inaugurazione della mostra

    La principale, I love Japan. Graphisme & modernité, allestita negli spazi appena inaugurati del Centre du Graphisme, presenta le opere (manifesti, libri, riviste, identità visive, packaging), realizzate per brand importanti e grandi istituzioni pubbliche, di circa 30 grafici contemporanei. Va anche detto che in Giappone quella del grafico è una professione consolidata: i soci di JAGDA, l’associazione dei designer giapponesi, sono circa tremila.

    Keizo Matsui, “No more atomic bombs”, poster per un’esposizione personale, 1995

    Keizo Matsui, “No more atomic bombs”, poster per un’esposizione personale, 1995

    Koichi Hara, copertina del libro “Nangokusho, ode all’isola a sud del Giappone”, 2013

    Koichi Hara, copertina del libro “Nangokusho, ode all’isola a sud del Giappone”, 2013

    Mitsuo Katsui, manifesto realizzato per il gruppo editoriale Mainichi,1995

    Mitsuo Katsui, manifesto realizzato per il gruppo editoriale Mainichi,1995

    In Giappone la grafica si sviluppa a partire dagli anni trenta, e nonostante la distruzione provocata dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale, la rapida ricostruzione ha permesso una ripresa molto veloce dell’industria e delle tecnologie, determinando un’espansione economica che è continuata ininterrottamente fino agli anni novanta. Nell’ultimo ventennio c’è stato un rallentamento dell’economia, senza però mettere in discussione il ruolo da attore principale sia in ambito tecnologico che culturale attribuito al Giappone in tutto il mondo. In tutto questo il graphic design ha rappresentato i cambiamenti della sua epoca declinandosi nelle pieghe di una società molto vivace e attenta al nuovo.

    Sia nelle applicazioni commerciali, packaging, identità visive, campagne di comunicazione, che nei manifesti politici (il Giappone ha una lunga tradizione in questo senso e la retrospettiva sui manifesti per Hiroshima all’interno della mostra ne dà la portata), si può percepire una qualità molto alta e diversificata.

    Kaoru Kasai, manifesto per “Hiroshima appeals”, 2013

    Kaoru Kasai, manifesto per “Hiroshima appeals”, 2013

    Norito Shinmura, manifesto per Muji, 2005

    Norito Shinmura, manifesto per Muji, 2005

    Il Mois du Graphisme ha sempre avuto una grande attenzione nei confronti del manifesto come mezzo di espressione ideale. Japon: les grands maîtres de l’affiche (al Musée Géo-Charles) presenta i lavori della generazione nata perlopiù tra le due guerre, che conta autori come, per citarne alcuni, Ikko Tanaka (sua l’identità dei Giochi olimpici di Tokyo del 1964), Shigeo Fukuda, Kasumaza Nagai, Mitsuo Katsui, U. G. Sato, Koichi Sato, Keizo Matsui. Non si può dire che alcuni lavori non risentano del loro tempo – chiaramente i manifesti di U.G. Sato rispecchiano quello che è stato il momento d’oro del manifesto politico e sociale europeo. Nella sua presentazione, al termine della giornata inaugurale a Échirolles, Sato ha raccontato di come la scoperta di Savignac, quando ancora era studente, l’abbia colpito e abbia inciso profondamente sul suo lavoro. Anche i manifesti di Shigeo Fukuda degli anni settanta appaiono, nelle tecniche utilizzate, nelle scelte cromatiche, espressione efficace della radicalità di quel periodo. Ma quello che emerge con forza nella visione di questi progetti è quanto ogni singolo autore abbia cercato di spingersi oltre nella sua pratica personale. Si pensi ad esempio alla ricerca sui colori di Mitsuo Katsui, o alla visionarietà e alla ricchezza di particolari delle illustrazioni di Kazumasa Nagai, a cui viene dedicata anche una retrospettiva, Life de Kazumasa Nagai, al Musée Dauphinois di Grenoble.

    Manifesti di Shigeo Fukuda

    Manifesti di Shigeo Fukuda

    Manifesti di Kazumasa Nagai

    Manifesti di Kazumasa Nagai

    Per quanto riguarda l’editoria, Magazines in Tokyo, presso Les Moulins de Villancourt di Échirolles, presenta sia una selezione delle riviste pubblicate oggi, che una mostra specifica su “Idea”, la più importante rivista di grafica del Giappone. È esposta una selezione di 50 copertine pubblicate dal 1953 ad oggi, ognuna commissionata ad autori diversi, provenienti da tutto il mondo; in pratica, una storia della grafica degli ultimi sessant’anni. Kiyonogo Muroga, caporedattore di “Idea”, durante la serata inaugurale, ha raccontato di come la scelta di affidare la direzione artistica della rivista, pubblicata trimestralmente, ogni numero a un progettista diverso, sia un modo per rinfrescare la proposta, cambiare prospettiva.

    Una copertina della rivista di grafica internazionale “Idea”

    Una copertina della rivista di grafica internazionale “Idea”

    A completamento della rassegna il lavoro degli studenti di molte scuole di arte, design e comunicazione visiva del mondo – non l’Italia – è esposto a La Rampe di Échirolles: manifesti e animazioni dedicati, ovviamente, al Giappone.

    www.echirolles-centredugraphisme.com

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